Trattamento integrativo: cos’è e a chi spetta?

Trattamento integrativo lavoratori

Il trattamento integrativo è una misura fiscale che permette di migliorare lo stile di vita dei lavoratori durante tutto l’anno. Continua a leggere l’articolo per scoprire le novità per il 2025 e tutte le sue caratteristiche.

Affrontare il tema del trattamento integrativo significa parlare di una misura fiscale che negli ultimi anni ha assunto un ruolo centrale nel garantire maggiore equità salariale ai lavoratori dipendenti. Introdotto con la legge 21/2020, ha sostituito il precedente “bonus Renzi” e rappresenta oggi uno strumento concreto di sostegno per chi percepisce redditi medio-bassi.

Nel 2025 la misura è stata confermata e aggiornata, con alcune novità rilevanti sia sul piano normativo sia sul funzionamento pratico in busta paga. Vediamole nello specifico.

Che cos’è il trattamento integrativo?

Il trattamento integrativo è un beneficio economico riconosciuto ai lavoratori dipendenti con redditi medio-bassi, con l’obiettivo di incrementare il loro potere d’acquisto e rendere più equo il sistema fiscale.

In concreto, il trattamento integrativo è un contributo mensile che viene erogato direttamente in busta paga dal datore di lavoro, a beneficio del dipendente avente diritto. La somma riconosciuta – che può arrivare fino a 1.200 euro annui – non concorre alla formazione del reddito e non è soggetta a tassazione.

Dal punto di vista operativo, il datore di lavoro funge da sostituto d’imposta: applica le regole definite dalla normativa e riconosce il bonus in modo automatico, salvo eventuali conguagli in fase di dichiarazione dei redditi.

Trattamento integrativo 2025: ecco le novità

Nel 2025, le regole del trattamento integrativo sono state ridefinite alla luce della revisione degli scaglioni IRPEF introdotta con la Legge di Bilancio (Legge n. 207/2024). L’obiettivo del legislatore è stato quello di rafforzare il sostegno ai lavoratori, rendendo l’agevolazione più mirata ed efficace in un contesto economico caratterizzato da inflazione e aumento del costo della vita.

Nel dettaglio:

  • ai lavoratori con un reddito annuo lordo fino a 15.000 euro spetta l’importo pieno del trattamento integrativo, pari a 1.200 euro annui;
  • chi percepisce un reddito compreso tra 15.001 e 28.000 euro può beneficiare del trattamento in misura ridotta, calcolato come differenza tra le detrazioni spettanti e l’imposta IRPEF lorda;
  • per i contribuenti con redditi superiori a 28.000 euro, invece, il trattamento integrativo non è riconosciuto.

A chi spetta il trattamento integrativo

Il trattamento integrativo non riguarda indistintamente tutti i contribuenti, ma solo alcune categorie di lavoratori e percettori di redditi specifici. Oltre ai dipendenti con reddito annuo entro i limiti previsti dalla normativa, rientrano tra i beneficiari anche altre situazioni particolari.

Hanno diritto al trattamento integrativo:

  • i lavoratori dipendenti, sia a tempo determinato che indeterminato; anche coloro percepiscono ammortizzatori sociali, come cassa integrazione ordinaria.
  • i titolari di redditi assimilati a quelli di lavoro dipendente, tra cui rientrano borsisti, stagisti, collaboratori in lavori socialmente utili;
  • i percettori di indennità di disoccupazione, come NASpI e DIS-COLL;
  • le lavoratrici in congedo di maternità obbligatorio e i lavoratori in congedo di paternità;
  • gli addetti della Pubblica Amministrazione.

Non possono invece accedere al beneficio gli incapienti, i pensionati e i lavoratori autonomi.

Trattamento integrativo: quando viene pagato?

Come si è detto, il trattamento integrativo nasce come misura di riduzione del cuneo fiscale e viene erogato direttamente in busta paga, con accredito mensile. In questo modo i lavoratori aventi diritto possono beneficiare del bonus nel più breve tempo possibile, senza dover attendere la dichiarazione dei redditi.

Per determinare l’importo spettante, il datore di lavoro effettua una simulazione sul reddito annuo presunto, moltiplicando la retribuzione mensile per il numero di mensilità previste (12, 13 o 14). In base al risultato, il trattamento integrativo viene corrisposto per intero (100 euro al mese), in misura ridotta o non viene erogato.

La certezza sull’effettiva spettanza si ha però solo al momento del conguaglio fiscale di fine anno. In questa fase si verificano due possibili scenari:

  • se il bonus erogato è stato inferiore al dovuto, il lavoratore riceverà un rimborso in busta paga;
  • se invece è stato riconosciuto un importo superiore, il datore di lavoro tratterrà la somma eccedente.

La normativa prevede inoltre che, qualora la somma da restituire superi i 60 euro, la restituzione avvenga in otto rate mensili a partire dal cedolino di dicembre, così da non incidere eccessivamente sul reddito del dipendente.

Cosa succederà al trattamento integrativo nel 2026? Al momento non ci sono certezze ma si discute di una possibile riforma fiscale che potrebbe ridefinire detrazioni e incentivi per i redditi da lavoro dipendente. Questo lascia presagire novità rilevanti, ma per avere conferme ufficiali sarà necessario attendere la pubblicazione della nuova Legge di Bilancio.